TORRE MEDIEVALE
Costruita nel XIII secolo d. C., presumibilmente durante il periodo di incastellamento normanno, la torre rivestiva una funzione militare di avvistamento e controllo della via Tiburtina Valeria. Costituisce, con ogni probabilità, una testimonianza di centro fortificato, completo di cinta muraria a protezione di Castel di Ieri.
L'altezza della torre, ridotta a seguito di crolli avvenuti nel corso dei secoli, è di circa 19,80 metri (si pensa che in passato fosse molto più alta).L'edificio presenta una base quadrilatera di straordinario interesse, in quanto è uno tra i rari esemplari conservati in Abruzzo.
Gli orari ed i giorni di apertura della torre variano in base alla stagione (il calendario viene pubblicato di volta in volta sul nostro sito e sui social).Il sito può essere visistato in base al calendario delle aperture oppure su prenotazione. Le visite su prenotazione sono possibili tutto l'anno.
Apri in Google Maps
Leggi di più
TEMPIO ITALICO
L'area archeologica del Tempio Italico di Castel di Ieri si trova non troppo distante dal centro abitato ed è stata oggetto di numerose campagne di scavo da parte della Soprintendenza dei Beni archeologici dell’Abruzzo.Il ritrovamento del tempio risale al 1987, durante gli scavi per la costruzione di un edificio privato.
L’area è situata in località "Piè di Franci" lungo il tragitti che, tramite il valico di Forca Caruso, collegava Roma al versante orientale dell’Abruzzo interno (il percorso comprendeva collegamenti con Amiternum e l’Adriatico). Questa località era abitata già in età neolitica e protostorica, come dimostra il ritrovamento di una necropoli (cimitero) risalente all’VIII-VI sec. a.C. Le tombe, di forma circolare, sono state ritrovate con tanto di corredo, con oggetti tipici di ceti agiati (fibule, bracciali, anfore,…). Tutti i rinvenimenti e la localizzazione del sito fanno pensare ad una zona ricca.
Gli scavi all'interno dell'area archeologica hanno riportato alla luce anche due templi di epoche differenti: un tempio B, riferibile al IV sec. a.C. ed un tempio A, costruito nel II sec. a.C., in sostituzione del primo.
Il tempio B è stato scoperto nel 1997 tramite il ritrovamento di uno di un muro, si pensa che il tempio fosse stato demolito o livellato in favore della costruzione del tempio più recente, il cui basamento è ben conservato. L'edifico B non può essere attualmente visitato dal pubblico dato che, per motivi di sicurezza, è stato interrato.
Il basamento del tempio A permette di individuarne l'antica struttura, formata da una cella (parte del tempio chiusa da muri in cui si trovava la statua della divinità), le colonne (di cui è rimasto solo il basamento) ed il pronao (spazio tra colonne e cella). La cella è distinta in tre ambienti uguali, di cui oggi possiamo osservarne solo la pavimentazione in mosaico; nella cella centrale è presente un’iscrizione.Il tempio A, di età romana, era riccamente decorato e presumibilmente dedicato alla dea Cibele, come fanno presupporre i recenti rinvenimenti (una statua di marmo bianco ed un felino in pietra che forse raffigurava un leone europeo). L'ipotesi di Cibele viene rafforzata anche dalla funzione che svolgeva la divinità di forza creatice e distruttrice della Natura, poiché le varie campagne di scavo hanno permesso di notare tracce di crolli causati da un sisma; i luoghi di culto, spesso, si trovavano a ridosso di zone "critiche" per accattivarsi le divinità affinché proteggessero la popolazione.
Il sito offre una grande ricchezza che è tuttora in via di studio. Molte sono le scoperte, interessantissime, non solo da un punto di vista storico, ma anche antropologico e geologico.
È possibile visitare il sito in base al calendario delle aperture oppure su prenotazione. Le visite su prenotazione sono possibili tutto l’anno (i contatti si trovano nell’apposita sezione).
Apri in Google Maps
Leggi di più
EREMO DELLA MADONNA DI PIETRABONA
All’interno di una piccola gola tra Goriano Sicoli e Castel di Ieri è situato l’eremo della madonna di Pietrabona, un piccolo gioiello incastonato tra la vegetazione della località di Rio Scuro.
Il sito è nominato nelle bolle papali di Lucio III (1183) e Clemente III (1188), mentre nel 1223 è citato anche in una bolla di Papa Onorio III. Queste sono le uniche fonti dirette giunte fino a noi.
Pur essendo menzionato per la prima volta nel XII secolo, l’eremo ha una storia di ben più antica origine, a cui numerosi studiosi si sono affascinati e continuano tuttora ad esserlo; recenti ricerche fatte nell'area in cui sorge l'attuale eremo, hanno sollevato ipotesi riguardo l'esistenza di un luogo di culto, sempre nella stessa area ma pagano, risalente al V sec. a.C. circa; quindi si suppone che prima dell'avvento del cristianesimo, sempre in questo luogo, venisse praticato un culto che viene collegato a quello della Dea Bona, che era signora delle erbe, della terra e della guarigione. Connessa con la salute e la fecondità. Il suo nome, essendo legato ad un culto misterico del filone mediterraneo, non poteva essere pronunciato, così come i suoi rituali erano conosciuti solo da poche adepte (erano vietati agli uomini). Legato al culto era anche il bosco sacro, quello attraverso cui si accede all’attuale eremo.
Molti dei riti cristiani che vengono tutt'ora praticati, si ricollegano indirettamente alle antiche cerimonie pagane che probabilmente avvenivano in questo luogo. Ad esempio, la celebrazione che avviene il giorno del martedì di Pasqua, che ha come protagonista la Madonna di Pietrabona e che consiste nel pranzare nei pressi dell’eremo dopo la fine della cerimonia religiosa. La figura della Madonna viene presentata in questo eremo come protettrice dei lattanti, dei bambini malati e delle donne partorienti, che erano tra le caratteristiche associate anche alla dea Bona. Nel dipinto all’interno della chiesetta è possibile osservare un raro dipinto della Vergine, raffigurata con un bambino in braccio e la pancia ancora visibile dopo il parto, cosa inusuale da vedere nei dipinti in cui viene raffigurata la vergine, dato che di solito la pancia della gravidanza non è visibile, per ovvi motivi. Probabilmente si tratta di una rappresentazione di “passaggio”, ovvero proveniente da un periodo in cui simboli cristiani e pagani coesistevano ancora.Il sito, oltre alla chiesa comprende anche un romitorio (luogo in cui vivevano gli eremiti), dove recentemente sono state notate delle iscrizioni, di origine sconosciuta, sull’architrave di una delle porte esterne.
È possibile visitare il sito in base al calendario delle aperture oppure su prenotazione. Le visite su prenotazione sono possibili tutto l’anno (i contatti si trovano nell’apposita sezione). Si raccomanda di indossare un abbigliamento comodo e scarpe da ginnastica.
Apri in Google Maps
Leggi di più
CHIESA DI SANTA CROCE
Poco distante dalla Torre medievale è possibile ammirare i resti della chiesa di Santa Croce, l’unica ancora presente nel centro storico, ma abbandonata dopo essere sopravvissuta al terribile terremoto che nel 1915 colpì il territorio marsicano. L’edificio, risalente al XV secolo, è a navata unica e di esso si conservano il pavimento in cotto, i muri perimetrali, l’altare maggiore, un altare laterale, un’acquasantiera di epoca rinascimentale ed alcune sculture.
Nel 1998 venne ricomposto l’altare maggiore, poi protetto da una copertura di legno e metallo.
Leggi di più
CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA
Sulla piazza principale del paese si affaccia la chiesa Parrocchiale di S. Maria Assunta.
L’edificio, risalente al XIV secolo, venne interamente ricostruito nel ‘700, a seguito del forte terremoto che aveva colpito la zona.
La sua struttura è divisa in tre navate con abside centrale; quest’ultima è ricoperta da affreschi che purtroppo sono stati danneggiati durante un altro terremoto, quello del 2009. L’altare maggiore, in marmo policromo, ospita il corpo di San Donato Martire, qui trasferito dalle catacombe di San Porziano a Roma nel 1753.
All’interno della chiesa si conservano anche un coro ligneo (formato da sedili in legno, detti stalli, dove siedeva il coro durante la messa), una croce trilobata (una croce formata da bracci che terminano con tre lobi, che richiama la Trinità cristiana di Padre, Figlio e Spirito Santo) ed un organo monumentale.
A danneggiare l’edificio non sono stati solo i terremoti ma anche una guerra.
Durante il secondo conflitto mondiale, la facciata venne danneggiata dai bombardamenti e poi ricostruita nel dopoguerra. Un recente intervento ha riportato alla luce un’immagine della Madonna scolpita su un tondo lapideo.
Molto interessante è il portale rinascimentale, datato 1555; le lesene lapidee che lo arricchiscono, sono decorate da bassorilievi, raffiguranti fogliame e cherubini, e da un architrave su cui è stata scolpita una corona sulla quale è possibile osservare una lettera in rilievo, ovvero: una "M", iniziale del nome della Vergine Maria, a cui è dedicata la chiesa.
Il campanile a destra della chiesa risale ad un periodo compreso tra il XII ed il XIII secolo.
Apri in Google Maps
Leggi di più
CHIESA SANTA MARIA DEL SOCCORSO
Edificata nel 1629 su una chiesa già preesistente, S. Maria del Soccorso (conosciuta dagli abitanti di Castel di Ieri come Madonna del Soccorso) è formata da un’unica navata (i grandi edifici, come le chiese, vengono suddivisi in ambienti chiamati "navate"), la quale è stata ampliata successivamente nella parte retrostante. Il pavimento dell’edificio è in cotto e la muratura semplice. Quando si accede alla chiesa si passa attraverso un portale di epoca rinascimentale, al di sopra del quale è possibile ammirare un timpano spezzato (una superficie di forma triangolare, la cui cornice è interrotta in modo simmetrico) per far spazio ad una statuetta. L’altare maggiore è sopraelevato di un gradino rispetto al piano della chiesa ed è decorato da un affresco intitolato “Incoronazione della Vergine”.
L’edificio è stato soggetto a numerose opere di restauro, commissionate da abitanti del posto. La signora Cristina Lattanzi si occupò dell’acquasantiera alla destra del portone principale, affidando ad uno scalpellino abruzzese l’opera di ricostruirla fedelmente dopo che l’originale fu trafugata. Nel 2003, per opera della signora Assunta De Angelis, fu eseguito il restauro dell’affresco dell’altare maggiore.
Interessante da visitare è il parco botanico adiacente la chiesa. Inaugurato il 23 luglio 2021, questo ambiente naturale ricreato dall'uomo ospita una modesta varietà di alberi, catalogati con cura attraverso delle targhette poste nel terreno, le quali indicano il nome dell'albero a cui si riferiscono e ne spiegano il nome e la provenienza. Nel parco, unico presente nella Valle Subequana, è possibile anche sostare nell’apposita area.
Apri in Google Maps
Leggi di più
PALAZZO GENTILE
Palazzo Gentile è situato nel centro storico di Castel di Ieri, attualmente è un'abitazione privata, per cui è possibile ammirare l'immobile solo dall'esterno.
Il palazzo è storicamente importante per Castel di Ieri poiché qui visse la famiglia Gentile. Tra gli appartenenti a questa famiglia nobiliare ci fu Panfilo Gentile (28/05/1889, L’Aquila – 06/09/1971, Roma), che rappresenta una delle figure di spicco della vita culturale di Castel di Ieri.Panfilo era uno studioso di filosofia che si è occupato di storia del pensiero etico-giuridico-politico e di quello religioso. Fu anche un giornalista, collaborò con il "Corriere della Sera" e diresse "La Nazione" di Firenze tra il 1952 e il 1953.
Leggi di più
PORTA URBICA
Castel di Ieri era anticamente circondato da una cinta muraria, di cui si conservano poche mura e una porta d'accesso, ovvero l'attuale porta urbica.
Portale che collega passato e presente, è attraverso questo arco che si accede al centro storico di Castel di Ieri. La porta urbica è costituita da ad un arco a sesto acuto (ovvero con la sommità appuntita) su cui è riportato un rilievo il quale riporta la data del 1495. Non è chiaro se la data sia riferita alla sua costruzione o al restauro.La costruzione di questa struttura fu voluta dalla famiglia Colonna, di cui è presente lo stemma nella chiave di volta, su cui è presente anche un'iscrizione, che rimanda ad un magistrato aquilano del tempo.
Apri in Google Maps
Leggi di più
PALAZZO SIMONETTO
Anticamente popolato da numerose famiglie nobiliari, Castel di Ieri era ricco di case signorili. A tutt'oggi, camminando lungo le strade del centro storico, è possibile ammirare ciò che resta di questi edifici dal ricco passato.
Palazzo Simonetto, prende il nome dalla via su cui sorge (Via Simonetti) e, insieme a Palazzo Gentile , è una tra le antiche dimore nobiliari del paese ed è un'abitazione privata, per cui è possibile visitarla solo dall'esterno.
Costruito nel corso del '300 per volere dei principi Sciarra Colonna, allora feudatari di Goriano Sicoli e Castel di Ieri, questo edificio è un ottimo esempio di casa gentilizia di epoca medievale.
Palazzo Simonetto è riconoscibile da una finestra detta "bifora" perché divisa da una colonna tortile (attorcigliata) nella parte alta della facciata e da tre portali in pietra, uno dei quali ha l'aspetto di una porta-bottega, nella parte inferiore. Sempre sulla facciata dell'edificio è presente un affresco, quasi del tutto sbiadito a causa del tempio e dell'incuria, che rappresenta una Madonna benedicente con bambino e diversi elementi architettonici.
Leggi di più
CASA MORANTE
All'angolo tra Via degli Archi e via del Dottore, c'è un edificio che nel 2012 è stato intitolato alla famiglia Morante. Si è scoperto, attraverso numerose e attente ricerche nell'Archivio di Stato dell'Aquila e nello Stato Civile del Comune di Castel di Ieri, che Giuseppe Morante si trasferì nel nostro piccolo paese, dove sposò Domenica Gentile. Da questa unione discendono illustri personaggi, tra cui il garibaldino Vincenzo Morante, nonno della scrittrice Elsa Morante (Roma 18/08/1912 - 25/11/1985).
Nato a Castel di Ieri il 5 gennaio 1823, Vincenzo Morante fu un fervente patriota. Il 5 maggio 1860 partì da Quarto per la spedizione dei Mille in Sicilia; a ottobre dello stesso anno tornò a Castel di Ieri, dove promosse un "plebiscito" ancor prima dell'incontro di Teano tra Garibaldi e re Vittorio Emanuele II, avvenuto il 26 ottobre 1860.
Per motivi economici, Morante non potette ritirarsi a Castel di Ieri, come avrebbe desiderato.
Leggi di più
FONTANILE COMUNALE
Del passato contadino di Castel di Ieri non restano solo i racconti davanti al focolare o le antiche leggende, ma anche il fontanile comunale, costituito da un lavatoio e un abbeveratoio di quattro cannelle.
Il lavatoio è formato da una vasca di medie dimensioni che veniva usata dalle donne del paese, questo ambiente venne separato con un muro dall'abbeveratoio, per evitare che gli animali, qui portati a dissetarsi, interferissero con il lavoro di chi era intento a lavare i panni.
Leggi di più
CIPPO DEI MARTIRI
Se siete appassionati di storia ed in particolare della Seconda Guerra Mondiale, si consiglia di visitare il Parco dei Martiri, non molto distante dal fontanile comunale.
Qui è possibile, non solo fare una breve sosta e rilassarsi, ma anche portare omaggio ad un pezzo di storia di Castel di ieri: il Cippo dei Martiri. Questo monumento è stato eretto il 9 marzo 2011, in occasione dell'anniversario della morte di due casteldieresi: Giuseppe Campomizzi e Giovanni di Benedetto, che vennero fucilati nel 1944 dalle milizie fasciste della Repubblica di Salò.
I due giovani civili vennero giustiziati per mano della Guardia Nazionale Repubblicana in seguito ad una piccola rivolta avvenuta in paese, per la quale venne costituito un tribunale militare.
Oltre al cippo è stato dedicato a questi due giovani il Monumento dei Martiri, situato nel cuore del paese; entrambi i monumenti mantengono viva la memoria non solo dei due caduti, ma anche quella di tanti che, come loro, hanno sacrificato la vita per la patria e la libertà.
Leggi di più
FORNO COMUNALE
Il forno comunale si trova poco prima dell'accesso alla chiesetta di Santa Croce e, come il fontanile, era uno dei punti nevralgici della vita del vecchio paese.
A gestirlo tra gli anni '60 e '70 erano le fornaie Elena e Carmela.
Per usufruire del forno era necessario prenotarsi, poiché poteva essere usato da poche persone per volta.
C'era l'obbligo di portare entro sera le "wrangate", delle fascine di ceppi da ardere, che servivano a portare il forno a temperatura. Quando era tutto pronto, le fornaie, al grido di "ammassa" e "spiana", passavano per le vie del paese ad avvisare le donne che era ora di impastare. Il lievito madre usato per il pane era preso in prestito da donna a donna, restando così sempre fresco.
Le donne, per un massimo di sei, si incamminavano verso il forno portando in testa una tavola da cinque pagnotte, tutte già lievitate e segnate in modo che non venissero confuse durante la cottura.
Il forno divenne un luogo di socializzazione, in cui non si scambiavano solo pettegolezzi, chiacchiere e informazioni, ma anche dove si cantava, rideva e si solidarizzava tra donne.
Al mattino, le fornaie consegnavano casa per casa il prodotto della notte, inondando il paese di un delizioso profumo di pane. Le famiglie ricompensavano le fornaie con quelle che venivano chiamate le "pagnotte della fornaia", ovvero pane sfornato in più, appositamente per essere dato come offerta per questa consegna porta a porta.
In occasioni importanti come la Pasqua, o per le feste religiose come San Donato e San Luigi, il forno veniva tenuto acceso anche di giorno, soprattutto per la cottura di biscotti, ciambelle tipiche di Castel di Ieri e i "ciambelitt", piccole ciambelle con glassa (bianco d'uovo e zucchero).
Leggi di più