Forno comunale

Il forno comunale si trova poco prima di accedere nella chiesetta di Santa Croce e, come il fontanile, era uno dei punti nevralgici della vita del vecchio paese. 

A gestirlo tra gli anni '60 e '70 erano le fornaie Elena e Carmela. 

Per usufruire del forno era necessario prenotarsi, poiché poteva essere usato da poche persone la volta.

C'era l'obbligo di portare entro sera le "wrangate", delle fascine di ceppi da ardere, che servivano a portare il forno a temperatura. Quando era tutto pronto, le fornaie, al grido di "ammassa" e "spiana", passavano per le vie del paese ad avvisare le donne che era ora di impastare.Il lievito madre usato per il pane era preso in prestito da donna a donna, restando così sempre fresco.   

Le donne, per un massimo di sei, si incamminavano verso il forno portando in testa una tavola da cinque pagnotte, tutte già lievitate e segnate in modo che non venissero confuse durante la cottura. 

Il forno divenne un luogo di socializzazione, in cui non si scambiavano solo pettegolezzi, chiacchiere e informazioni, ma anche dove si cantava, rideva e si solidarizzava tra donne. 

Al mattino, le fornaie consegnavano casa per casa il prodotto della notte, inondando il paese di un delizioso profumo di pane. Le famiglie ricompensavano le fornaie con quelle che venivano chiamate le “pagnotte della fornaia".

In occasioni importanti come la Pasqua, o per le feste religiose come San Donato e San Luigi, il forno veniva tenuto acceso anche di giorno, soprattutto per la cottura di biscotti, ciambelle tipiche di Castel di Ieri e i "ciambelitt", piccole ciambelle con ghiaccia (bianco d'uovo e zucchero).


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